Una brava madre di Elisabetta Cametti

di Silvia Menini

Elisabetta Cametti torna in libreria con un thriller psicologico che non delude le aspettative.

Ho aspettato a scrivere la recensione di questo suo ultimo romanzo perché volevo partecipare alla prima presentazione milanese in quanto incontrarla di persona è sempre di grande ispirazione. Ascoltare da Elisabetta stessa e comprendere il processo creativo che l’ha portata alla scrittura e definizione del suo romanzo permette di addentrarsi in maniera coinvolgente e accattivante nella trama e nella psicologia dei personaggi in maniera totalitaria ed è impossibile non appassionarsi alle sue storie.

Un romanzo che, una volta iniziato, è impossibile smettere di leggere perché Elisabetta Cametti ha la capacità di trascinare il lettore all’interno della storia, tenendolo incollato alle pagine con il fiato sospeso e con una scrittura che è capace di creare quella suspence che non è così scontata.

La trama non è banale e rispecchia un grande lavoro di ricerca, studio oltre che di una comprovata esperienza nel Crime, proprio come conferma il curriculum della Cametti in questo ambito.

La trama si sviluppa seguendo due storie all’apparenza parallele: da un lato c’è Fabrizio Ravizza che è scomparso e non si capisce se sia volontario oppure no. Infatti, a cercarlo non è la polizia ma una trasmissione televisiva specializzata proprio in questi casi. Dall’altro lato c’è Aria, una giovane ragazza ventenne che si sveglia in un luogo che non conosce davanti a un cadavere che non riconosce e tiene in mano un coltello.

Da questi antefatti parte tutta la vicenda.

Fabrizio appartiene a una famiglia milanese ed è un editore di successo. Aria, invece, è una ragazza che scappa dal suo passato che cerca disperatamente di dimenticarlo e trova la libertà disegnando, tanto che è diventata presto una tatuatrice molto conosciuta sui social. Questi due personaggi si incontrano solo una volta e dopo questo incontro Fabrizio scompare e si perdono le sue tracce mentre Aria viene trovata su una scena del crimine, una stazione di servizio abbandonata, completamente coperta di sangue, con l’arma del delitto in mano e confessa anche l’omicidio.

La scomparsa di Fabrizio viene seguita da Giorgia Morandi, conduttrice televisiva che si occupa proprio di persone scomparse. Per lei ogni caso è una vera e propria missione e ogni vita un enigma da risolvere, non fermandosi davanti alle apparenze. Infatti, prende a cuore anche questa vicenda e inizia a investigare per capire cosa sia successo, nonostante la famiglia di Fabrizio sostenga che lui si sia allontanato volontariamente.

La vicenda di Aria, invece, viene presa in carico da Annalisa Spada, capo della squadra mobile di Milano e toccherà proprio a lei arrestarla per l’omicidio di cui sembra colpevole anche se capirà che la storia non è proprio così semplice come sembra quando vengono ritrovati altri 2 cadaveri. Tutto porta a dedurre che queste morti siano collegate, anche se non si sa ancora in quale modo. Aria viene ben presto definita dai media “la serial killer dell’inchiostro” e la procura la considera un soggetto socialmente pericoloso.

All’apparenza, quelli di Fabrizio e Aria sembrano casi paralleli, che viaggiano su due binari separati ma si scoprirà presto che un legame c’è e che Aria e Fabrizio non sono altro che vittime loro stessi di un segreto taciuto per 35 anni. Due strade costellate di bugie, tradimenti e verità inconfessabili.

Un romanzo da cui traspare tutta la competenza di Elisabetta Cametti nel True Crime e che ci dimostra come il male sia ovunque con una scrittura densa ma dinamica che riesce sempre a tenere la scena in movimento con una cura quasi maniacale nella costruzione psicologica dei personaggi.

Una storia potente, non scontata ed estremamente attuale che include storie di vittime e carnefici immersi in una realtà tanto vera quanto cruda e dolorosa. Due filoni paralleli e il ruolo centrale della figura materna trattata con cinque storie di donne unite da un filo comune, sottile, quasi invisibile, che le avvicina e le mette a confronto.

Potrebbe anche piacerti

Lascia un Commento