Quante di noi, almeno una volta nella vita, si sono sentite sopraffatte dagli impegni e preoccupazioni quotidiane?

Il termine “stress” viene utilizzato proprio per identificare tutte quelle situazioni di tensione, disagio e affaticamento nella persona che può anche portare alla sindrome di burnout. Questa però è solo un lato della medaglia ben più complessa dello stress che può essere anche benefico, se vissuto nella maniera corretta.

Esiste infatti anche l’eustress, cioè lo stress buono, caratterizzato da tutte quelle risposte biologiche e comportamentali che portano a una buona prestazione in termini di concentrazione, rendimento cognitivo e di risoluzione dei problemi.

Poi esiste il distress (quello negativo) che viene a crearsi quando c’è un accumulo di stimoli stressori che portano l’organismo a sforzi innaturali correlati da ansia, sofferenza e tristezza.

Il Burnout si instaura quando la persona non riesce più a fronteggiare in maniera positiva e costruttiva tutti gli stimoli e le difficoltà che quotidianamente si presentano. Si parla quindi di esaurimento quando ci si sente prosciugati, incapaci di riposare e non si riesce a pianificare e affrontare nuovi progetti. Si assume quindi un atteggiamento distaccato proprio per difendersi e proteggersi da delusione ed esaurimento, compromettendo l’equilibrio psico-fisico. Tutto inizia ad apparire insignificante e la persona inizia ad avere pensieri legati all’inadeguatezza e oppressione.

I classici sintomi psicologici sono irritabilità, calo della motivazione, senso di colpa, senso di fallimento, disinteresse, riduzione dell’autostima provocando anche depressione, attacchi d’ansia. Da qui si può avere un vero e proprio crollo delle energie psichiche che portano a livello fisico disturbi gastrointestinali, cefalee, emicranie, ulcere, disturbi alla pelle ma anche stanchezza, apatia, disturbi del sonno e dell’appetito, calo del desiderio sessuale.

Esistono varie tecniche e approcci per superare una fase di burnout. In primis la mindfullness ma ognuno dovrà trovare il proprio metodo anche con l’aiuto di un esperto per poter fare un po’ di autoanalisi e identificare così il problema alla base e approcciarlo in maniera pro attiva.

Sophie Kinsella, in questo suo ultimo libro affronta proprio questa problematica che affligge sempre più persone, soprattutto donne. La sua protagonista Sasha ha trentatré anni, ha un ottimo lavoro anche se le toglie tutte le energie sebbene sulla carta, rappresenti la perfezione.

Che le sta succedendo?

Lavorare in una startup e ricevere centinaia di e-mail al giorno certamente non aiuta. Le mail infatti si accumulano inesorabili, la sua capa non le dà pace e le ricorda costantemente che i colleghi e i clienti sono in attesa di una sua risposta, che deve flaggare le richieste, compilare un questionario e ricordarsi di partecipare agli esercizi settimanali online per il benessere in ufficio. Spiegarle che avrebbe bisogno di una mano, visto che svolge da sola il lavoro di due persone, non serve a nulla. L’ansia così cresce, il panico le monta dal profondo e lei non vuole far altro che fuggire e non tornare più indietro.

La stanchezza che prova è debilitante: non frequenta più gli amici, sesso e amore sono solo un lontano ricordo, soffre di attacchi di panico e prova solo un grande senso di vuoto e di profondo disorientamento. Non ce la fa proprio più. È esaurita.

Un giorno, all’improvviso, decide di scappare a gambe levate dell’ufficio con la determinazione di non tornare più indietro. Piena di buoni propositi e incoraggiata anche dalla madre, decide di partire per cercare di riprendersi da questo burnout. E proprio quando si fugge, si sceglie un posto che permetta di tornare in connessione con se stessi e, per lei, è un villaggio sulle coste del Devon, dove ha passato con la propria famiglia i momenti più felici della sua infanzia. Del resto, una vacanza al mare fuori stagione è proprio quello che le ci vuole. Non importa che sia febbraio e faccia un freddo atroce e l’hotel dei suoi ricordi non sia più quello di un tempo, cade a pezzi ed è popolato da personaggi a dir poco bizzarri.

Ma tornare al passato, a quando tutto era più facile e ci si sentiva felici è quasi una necessità in questi momenti di crisi. I ricordi, proprio come sottolinea la Kinsella, sono la base e ci mostrano chi siamo veramente. Un modo per dirsi che non siamo sempre stati così e che non vogliamo più essere infelici. Siamo alla ricerca di una speranza, dell’evidenza che possiamo tornare ad essere una persona migliore.

Sasha si ritrova quindi a dover condividere la spiaggia con Finn, l’unico ospite dell’albergo: un uomo scorbutico, insopportabile e stressato quanto lei. Proprio per questo motivo se ne tiene alla larga ma un giorno, sulla spiaggia, iniziano a comparire dei messaggi misteriosi che potrebbero essere indirizzati proprio a loro due.

Potrebbe essere che i due abbiano molte più cose in comune di quello che credono?

Una commedia romantica molto attuale e molte lettrici non faranno fatica a identificarsi e a immaginarsi a fare proprio la stessa scelta di questa simpatica protagonista.

Sophie Kinsella riesce ad affrontare un argomento così delicato come quello del burnout in maniera scanzonata e ironica, facendo trapelare in ogni pagina il suo tanto conosciuto ottimismo, infondendo in chi legge un senso di sollievo e di spensieratezza.

Potrebbe anche piacerti

Lascia un Commento