I rimedi omeopatici provengono dai tre regni della natura: vegetale, animale e minerale. Tra essi i rimedi di origine vegetale rappresentano più del 70% del totale. La nomenclatura dei rimedi, internazionalmente accettata, è data in latino.
Essi sono somministrati a differenti diluizioni, ciascuna delle quali è identificata da specifiche sigle convenzionali. Le più comuni tra queste sono la CH (centesimale hahnnemaniana), la LM (diluizione cinquantamillesimale) e la K (diluizione korsakoviana).
Le forme farmaceutiche più frequentemente utilizzate sono i globuli ed i granuli. In entrambi i casi si tratta di sferette di saccarosio, ricoperte di lattosio, impregnate della sostanza in questione (i globuli sono 10 volte più piccoli dei granuli). Altre formulazioni comprendono le gocce, le fiale (che possono essere iniettate oppure assorbite per via perlinguale), le supposte, gli ovuli, le pomate e gli sciroppi: per esse le modalità di preparazione sono identiche a quelle previste dalla farmacopea degli equivalenti allopatici.
I prodotti omeopatici si possono acquistare in farmacia anche senza ricetta medica.
Essi non sono accompagnati dal foglietto illustrativo perché la loro prescrizione non è fatta sul nome della malattia, ma sulle caratteristiche psicofisiche che differenziano pazienti affetti da una stessa patologia. La terapia, in altre parole, è sempre diretta alla cura del malato e non della sola malattia.
L’omeopatia si differenzia dall’erboristeria essenzialmente per tre motivi:
•l’erboristeria fa uso solo di piante, mentre l’omeopatia fa uso di rimedi che provengono anche dal regno animale e da quello minerale;
•l’erboristeria utilizza piante non diluite, che pertanto conservano intatto il loro potere tossicologico, a differenza dell’omeopatia che ne sfrutta unicamente il potere terapeutico;
•in erboristeria il rimedio vegetale si prescrive sempre sul nome della malattia (ad esempio l’aglio per l’ipertensione) e non studiando la personalità del malato, come avviene invece in omeopatia.